Il Silat è un’arte marziale del Sud Est Asiatico, principalmente tipico dell’Indonesia (Pentjak Silat) e della Malesia (Silat Melayu), il cui principio di ispirazione è l’osservazione attenta della natura. Per questo le tecniche esistenti emulano i comportamenti di attacco e difesa del mondo animale e gli stili sono denominati di conseguenza: “la tigre”, “il coccodrillo”, “il gatto”, “il gallo”, “l’aquila”, “la torpedine”, quello del “maiale”.
Quasi sempre il Silat è affiancato allo studio del Kali Filippino, e pare che le sue origini siano legate ad un’arte marziale vietnamita.
Per quanto riguarda lo stile di combattimento, questo è caratterizzato dall’uso di tecniche di rottura articolari da impatto (e non per trazione o compressione come nel ju-jitsu o judo) e da posizioni di guardia a contatto con il suolo apparentemente difficili da apprendere ma che una volta divenute abituali permettono di sferrare potenti e rapidi colpi.
Un esempio tipico è la posizione accovacciata, detta seduta in depock, a cui viene solitamente abbinato l’uso del karambit (un coltello ricurvo chiamato in lingua indonesiana “artiglio della tigre”) che viene usato su linee basse per tagliare i tendini degli arti inferiori allo scopo di rendere inoffensivo l’avversario. Altri esempi di armi utilizzate in questa disciplina sono: il machete, il kriss, la katana, la sciabola dao, il tee check(sai) e tante altre.
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