Il termine “Karate” significa letteralmente “mani vuote”. Si tratta infatti di un’arte marziale praticata a scopo di difesa a mani nude. Tuttavia il Karate non si riduce solamente a una disciplina sportiva, bensì diviene spontaneamente una filosofia di vita, un’attività che insegna rigore, rispetto per gli altri e che è in grado di trasmettere benessere a chiunque lo pratichi.
Proprio per questo i nostri sono corsi specifici modellati su diverse tipologie di individui.
Karate per bambini
Quando il karate viene praticato dai bambini, oltre ad essere un’attività di protezione personale che permette loro di imparare a conoscere il proprio corpo e coordinare i movimenti, diviene una disciplina che modella il loro stile di vita sin dai primi approcci, improntandolo verso dei principi cardine quali l’autostima, il rispetto per sé stessi e per gli altri, oltre ad infondere rigore e disciplina.
I benefici del Karate praticato in giovane età sono almeno sei:
1)Ascolto
2)Coordinazione
3)Velocità, agilità ed equilibrio
4)Memoria e concentrazione
5)Socializzazione
6)Definizione degli obiettivi
Karate per agonisti
Il Karate può essere praticato a livelli professionali ai quali sono dedicati dei corsi più specifici e approfonditi che aiutano a migliorare la persona dal punto di vista fisico (agilità, flessibilità, riflessi, equilibrio, capacità di coordinazione e motorie) curando allo stesso tempo l’aspetto sociale di un individuo in qualunque fascia di età esso si trovi: essendo gli allenamenti di karate collettivi si crea un senso di solidarietà e di sana competizione, molto positivo soprattutto ai fini delle gare sportive, ed è proprio per questo che le amicizie che nascono sul tatami sono spesso durature anche al di fuori di questo.
“Come la superficie di uno specchio riflette qualunque cosa le stia davanti, così il karateka deve rendere vuota la sua mente da egoismo e debolezze, nello sforzo di reagire adeguatamente a tutto ciò che potrebbe incontrare.” G.Funakoshi
Karate – “arte della mano vuota”
Karate è un arte marziale nata sull’isola di Okinawa e successivamente si è sviluppata in tutto Giappone. Fu sviluppato dai metodi di combattimento indigeni e dal kenpō cinese. Prevede la difesa a mani nude, senza l’ausilio di armi. Attualmente viene praticato in versione sportiva e in versione arte marziale tradizionale per difesa personale.
Kara significa aperto, spazio prodotto da un certo lavoro, spazio vuoto, immagine del vuoto. Te è la rappresentazione di una mano vista di mezzo profilo. La parola giapponese kara-te, nel complesso, si compone di vuoto e mano, non il vuoto in sé, ma in relazione ad un lavoro, ad un’attività, cioè mettersi all’opera per fare il vuoto. Questi concetti suggeriscono che il praticante di Karate dovrebbe allenare la propria mente affinché sia sgombra, vuota da pensieri di orgoglio, vanità, paura, desiderio di sopraffazione; dovrebbe aspirare a svuotare il cuore e la mente da tutto ciò che provoca preoccupazioni, non solo durante la pratica marziale, ma anche nella vita. Si può quindi riassumere che il karate è un’arte; una disciplina che si applica a mani nude che rafforza il corpo e lo spirito.
Descrivere in modo dettagliato l’evoluzione del karate risulta difficile per mancanza di fonti storiografiche certe. Dal XIX secolo in poi, la storia risulta più chiaramente documentata.
La storia del Karate parte da un isola a sud del Giappone, Okinawa. Si crede che sull’isola fosse già praticata un’arte “segreta”: l’Okinawa-te : “arte marziale di Okinawa”. Essa era praticata esclusivamente dai nobili, che la tramandavano di generazione in generazione. Secondo le credenze popolari, la nascita del karate è dovuta alla proibizione dell’uso delle armi nell’isola. Ciò è vero solo in minima parte, in quanto l’evoluzione di quest’arte marziale è molto più lunga e complessa. Nei secoli XVII e XVIII le condizioni dei nobili di Okinawa cambiarono notevolmente; l’improvviso impoverimento delle classi alte fece si che gli esponenti di quest’ultime iniziassero a dedicarsi al commercio o all’artigianato. Fu grazie a questo appiattimento tra i due ceti che l’arte “segreta” iniziò a penetrare anche al di fuori della casta dei nobili. La conoscenza del te restava uno dei pochissimi segni di appartenenza passata a un’elevata posizione sociale. Per questo motivo i nobili, ormai divenuti contadini, tramandavano quest’arte a una cerchia ristrettissima di persone, quasi in modo esoterico. Così facendo si è avuta una dispersione dell’arte originale e furono gettate le basi per i vari stili di karate. Fondamentale per la sua nascita del furono anche le arti marziali cinesi. Le persone che si recavano in Cina, anche per due o tre anni, avevano modo di studiare le arti marziali del luogo e, in molti casi, cercarono di apprenderle. Tuttavia, era necessario molto tempo di studio per apprenderle, era quindi impossibile imparare le arti cinesi nello spazio di un solo viaggio. I viaggiatori giapponesi appresero quel che potevano. Tornati in patria, si pensa, fusero le nuove conoscenze apprese in Cina con “L’Arte Marziale di Okinawa”.
Esponente di spicco di questo periodo fu Kanga Sakugawa, Egli fu il primo maestro che provò una razionalizzazione e una codificazione delle arti diffuse ad Okinawa.
Tuttavia trascorse ancora qualche decennio prima dello sviluppo di una vera e propria scuola. Il fondatore di questa scuola fu Sōkon Matsumura. Il suo stile era chiamato Shuri-te (arte marziale di Shuri) in quanto Matsumura era residente proprio nella città di Shuri. Egli basò il proprio insegnamento su tre punti fondamentali: la pratica dell’arte autoctona di Okinawa, l’arte giapponese della spada (Jigen-ryū) e la pratica delle arti cinesi.
Anko Itosu ebbe il grande merito di introdurre il Karate nelle scuole dell’epoca.
A seguito delle prestigiose esibizioni del Maestro Gichin Funakoshi a Tokyo nel 1922, il Karate venne conosciuto al di fuori dell’isola di Okinawa.
Funakoshi fu anche fondatore dello Stile Shotokan, che basa l’efficacia delle proprie tecniche su agili spostamenti e attacchi penetranti. Egli intese ed insegnò il Karate come “sistema di disciplina interiore” capace di condizionare tutti gli aspetti della vita dei praticanti, denominato più precisamente Karate-dō.
Da allora il Karate si è diffuso in gran parte del mondo.
Il più grande ringraziamento che il praticante possa elevare è diretto ai maestri che insegnano a comprendere quest’arte e svelano, passo dopo passo, il Dō, la “via” è molto più della tecnica, è un lento e misterioso cammino dell’essere verso la propria perfezione, il proprio compimento.
Principi morali (Dojo Kun)
Dojo Kun letteralmente significa “luogo dove si studia e si segue la via”. Il Dojo Kun varia in base alla scuola e allo stile. Quello sotto riportato si riferisce allo Shotokan.
I venti concetti basilari
I venti punti fondamentali dello spirito del Karate insegnati dal maestro Gichin Funakoshi sono:
Tecniche del karate-do
Il Karate prevede tecniche di percussione con tutti gli arti del corpo (pugni, calci, gomiti, ginocchia ecc.) che sono alla base dello studio dell’arte. Nella pratica superiore del karate-do vengono studiate e praticate anche tecniche di proiezione, leve articolari, strangolamenti e colpi ai punti vitali e di pressione che completano il bagaglio tecnico dell’artista. Tuttavia, poiché queste tecniche sono praticate assiduamente in una fase avanzata dello studio dell’arte, risultano al neofita totalmente sconosciute.
Preparazione fondamentale (Kihon)
Il Kihon è un termine che indica le tecniche di allenamento base, di parata o di attacco, su cui si basa il Karate. In pratica, si tratta di esercizi propedeutici all’esecuzione tecnica nel Karate.
Kata o Forme
Nel Kata, che significa “forma”, si racchiudono le tecniche diffuse dalle varie scuole. Il Karate ha una vasta gamma di kata che si differenziano nei diversi stili. I kata possono essere visti come delle tecniche marziali prestabilite, per la maggior parte, nelle otto direzioni dello spazio. Il kata non viene considerato come un combattimento simbolico eseguito a vuoto, ma come un combattimento contro uno o più avversari. Il numero dei kata, ma anche i loro nomi e i kata stessi, cambiano in base alla scuola (“stile”) che si pratica.
Bunkai kata
Bunkai letteralmente significa “smontare” ed indica lo studio per l’applicazione pratica delle tecniche contenute nei kata. Lo studio di esse permette di estrapolare dai kata efficaci tecniche di difesa,
Il combattimento (Kumite)
Tra le caratteristiche Kumite del Karate si nota che i colpi non vengono affondati alla ricerca del knockout (KO) dell’avversario, ma vengono arrestati per ovvi motivi di incolumità. Le tecniche tuttavia devono dimostrare il loro potenziale ed essere eseguite, arrestandole con controllo per non arrecare eccessivi danni. Ciò è possibile grazie ad un adeguato allenamento e ad un opportuno regolamento di gara.
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